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La celebrazione del Natale del Signore ci viene offerta di anno in anno per verificare quanto il Cristo – che portiamo dentro di noi come seme che viene dallo Spirito – è cresciuto dentro di noi, per verificare, attraverso l'ascolto docile e amoroso della Parola di Dio racchiusa nelle Scritture e la celebrazione dei sacramenti, quanto e come il nostro desiderio di Dio si stia trasformando in presenza di Dio in noi.
Ciò che rimane essenziale nell'economia della salvezza è proprio la nascita di Cristo nell'anima, in ciascuno di noi. Il Cristo è venuto ad abitare tra gli uomini al fine di essere accolto in loro nell'intimo dei loro cuori; è venuto in mezzo a noi al fine di crescere tra noi e dentro di noi e prendervi progressivamente tutto il posto. Che non capiti che la parola dell'apostolo includa anche noi: «Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,11); se così fosse, infatti, se non accogliessimo il regno di Dio come un bambino tra noi, allora – a suo tempo – non saremo accolti nella pienezza del banchetto del Regno così che gli angeli possano ripetere nel nostro tempo: «Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore» (Lc 2,10).
Questo canto degli angeli ha squarciato la notte di Betlemme e, riscaldando il cuore dei pastori e dei Magi di santa curiosità, ha fatto mettere in cammino i primi e in viaggio i secondi: e noi? Stiamo camminando verso la grotta per vedere o ce ne stiamo tranquilli nei nostri palazzi come Erode? Se il Natale mette ali ai piedi della nostra anima, allora sarà stato un momento prezioso di quella lunga gestazione spirituale verso la nascita di Cristo dentro di noi.
(tratto da MichaelDavide Semeraro, Messale Quotidiano. Festivo e Feriale, 2010 EDB, p. 118).